Il regalo di natale della Siae

Nel 2010 la siae aveva introdotto l’equo compenso una tassa sulle memorie di massa perchè considerate uno strumento per la copia privata. Su wikipedia c’è una pagina: Equo compenso in Italia che spiega bene quanti soldi si mangia la siae con questo sistema. La SIAE grazie al Ministero dei beni e delle attività culturali ha pensato bene di ritoccare tale (in)equo compenso aumentandolo di circa il 70 per cento, cioè se Siae per esempio ricavava 80 milioni di euro ne ricaverà nel 2014 ben 210 milioni di euro. Il regalo di Natale della siae sarà che quando comprerai il tuo smartphone da 16GB questo costerà circa 4 euro in più.

siae_regalo_di_natale_equocompenso

Questo emendamento è nato grazie alla richiesta presentata dal presidente Siae Gino Paoli al ministro dei Beni e delle Attività Culturali Massimo Bray di aumentare l’equo compenso. Tale emendamento andrà appunto ad aumentare la “tassa Siae” che pesa su tutti i dispositivi dotati di memoria, in pratica anche se la tua lavatrice avesse una scheda di memoria sd aumenterebbe di prezzo pure lei per colpa di questa stupida gabella.
Dice bene Guido Scorza nell’articolo Copia privata che l’equo compenso sia davvero equo :

il provvedimento vale diverse decine di milioni di euro che sono destinate ad essere dragate dal mercato dell’elettronica di consumo e, naturalmente, dalle tasche dei consumatori e trasferite forzatamente in quelle della SIAE perché li distribuisca – dopo essersi trattenuta un lauto compenso [n.d.r. che nel bilancio si chiama “rimborso spese”] da oltre 4 milioni di euro – ai titolari dei diritti secondo gli aleatori ed ambigui criteri purtroppo stabiliti nella disciplina vigente.

L’aumento dell’equo compenso (presente anche in altri paesi europei) rischia di affossare le vendite di beni elettronici uno dei pochi settori non in crisi e di aumentare ulteriormente le differenze tecnologiche con gli altri stati europei. In concomitanza a questo emendamento è stata varata la delibera AgCom contro la pirateria sul web ai limiti dei diritti di libertà di espressione e la legge di stabilità che contiene una misura progettata solo per favorire i libri cartacei e non gli e-book.
Ciliegina sulla torta è il sì della Camera alla Google Tax un emendamento alla legge di stabilità che vuole tassare i servizi di commercio online (advertising online) attraverso l’obbligo di partita Iva. In parole povere cercano di estorcere soldi a google, amazon, facebook, apple e compagnia bella che sfruttano sistemi di elusione fiscale per non pagare le tasse. Questo ulteriore emendamento se dovesse passare invece di penalizzare le multinazionali, rischia di ostacolare lo sviluppo dell’economia digitale italiana.Sembra che potrebbe pure portare sanzioni all’italia in quanto non compatibile con le norme europee.
Tutto questo farebbe anche sorridere se non fosse che il paese è in crisi da anni e invece di sostenere il più possibile l’innovazione, spinge sulla conservazione e sulle tasse. Sembra quasi che facciano leggi nel disperato tentativo di preservare enti e sistemi anacronistici ormai arcaici,invece di abolirli o migliorarli.

Nello foto seguente un frammento del sito della siae che risulta essere antidiluviano con tanto di charset errato:
sitosiae
Fonti:
http://www.repubblica.it/tecnologia/2013/12/14/news/equo_compenso_legge_stabilit_gennaio-73585220/
http://punto-informatico.it/3958840/PI/News/google-tax-si-della-camera.aspx

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