Report contro i socialnetworks


Ho visto la puntata di report in streaming sui socialnetworks, se non l’avete vista potete riverdervela a questo indirizzo: Il prodotto sei tu Mi sono fermato dopo mezz’ora, sicuramente se riesco a trovare del tempo la finirò di vedere.Tuttavia la parte iniziale quella con l’audience migliore guarda caso, mi ha lasciato perplesso. Il servizio di Report mi ha dato l’impressione che stesse demonizzando il mezzo (e di crociate contro internet in italia ne sono state fatte già troppe) mettendone in risalto solamente il lato oscuro, che poi così oscuro non è. Un utente esperto(?) queste cose le sa già ed è perfettamente normale che un servizio debba monetizzare sugli utenti.

Aggiornamento
Sul blog markingegno è partita un’iniziativa per dare nuovi spunti a report su come sarebbe dovuta essere la puntata sui socialnetworks e vi consiglio di dargli un occhiata.

Un gran minestrone generalista

Basta leggere l’incipit della puntata al medesimo indirizzo del video e si nota subito una certa invidia sui soldi che le aziende americane riescono a fatturare, mentre in italia non credo ne esista manco una che riesca a fare così tanti soldi nel web, sempre che non siano solo bolle:

“Condividi” e “connetti” sono le parole del momento su tutte le piattaforme sociali: Facebook, Youtube, Twitter, Foursquare(in cui è stato intervistato Donato Carriero, amministratore di Markingegno), LinkedIn… Ce ne sono ormai a decine e anche chi aveva delle remore si sta iscrivendo. Tra gli Italiani che vanno su internet, 1 su 2 usa Facebook e il suo fondatore Mark Zuckerberg a 26 anni si è fatto un gruzzolo di 7 miliardi di dollari.

In meno di un ora hanno parlato di alcuni socialnetworks da Twitter a LinkedIn non provando a spiegare neanche minimamente che differenze ci siano tra di loro, in questo modo hanno generalizzato tutto quanto lasciando intuire all’utente medio basso (quello che guarda la tivù e conosce solamente facebook) che tutti si comportano allo stesso modo di facebook. Nella puntata si parla di web 2.0 inteso come un sistema utile solo per rastrellare i dati degli utenti e a far fatturare miliardi di dollari alle big di silicon valley. Con questo post non voglio difendere i socialnetworks che se usati alla leggera possono veramente essere si pericolosi (come pure internet), tuttavia si poteva spiegare meglio e assolutamente potevano evitare sintetizzare tutto con contenuti superficiali) e generalisti. In alcuni spezzoni sembra quasi esserci una demonizzazione contro tutti i socialnetworks. Come se non bastasse è rispuntata la storia di vividown. Affermano che su facebook ci sia una forte censura e mancanza di Libertà di Espressione e nello stesso tempo sembrano compiacersi sul fatto che in italia l’associazione vividown abbia vinto contro google dicendo che sono riusciti a far controllare i dati inseriti prima che siano pubblicati (secondo me cosa non vera visto che vengono inseriti migliaia di video al secondo). Hanno nominato anche diaspora non sapendo manco che progetto fosse visto che è nato proprio per il problema dei dati sensibili che non appartengono all’utente. La seconda parte della puntata tratta di spam, fishing, virus e trojan come se fossero la stessa cosa e sembra che i virus gli utenti se li prendono solo tramite skype e facebook. Se l’italia è ai primi posti per diffusione di pc infetti non è certo un problema di internet, ma è un problema di analfabetismo informatico e di certo servizi come questi non servono certo a debellarlo ma solamente a spaventare (forse per impressionare il telespettatore?). Si stupiscono anche del fatto che facebook abbia bloccato un sistema che spingeva gli utenti a eliminarsi da facebook.A me pare ovvio che l’abbiano bloccato, i soldi per mandare avanti la baracca ce li mettono loro e tutte le aziende cercano di fare profitto e cercano di limitare le perdite. Se è vero che ogni utente vale 100 dollari come hanno detto loro stessi il suicidio virtuale(seppuku) gli ha creato un ammanco di 20.000 utenti e quindi di 20000 * 100 dollari! 😀 Verso la fine vengono incastrati dei discorsi che non so quanto rientrassero con l’argomento centrale, infatti si mettono a parlare di wikileaks e pirateria(?).

Report un’occasione mancata

Un vero peccato perchè gli argomenti trattati erano interessanti ma i contenuti erano un pò troppo deboli e spaventare la massa non è certo la soluzione al problema. I giornalisti italiani invece di essere imparziali e di approfondire in maniera analitica e corretta gli argomenti pensano più all’audience e a dire quello che conviene a loro. Io sono dell’idea che quando un giornalista non conosce quello di cui sta parlando è meglio che cambi argomento. Report era un buon prodotto un prodotto quasi decente che faceva inchieste serie affrontandole quasi sempre di petto, anche se lui stesso ha qualche scheletro nell’armadio. Se su dei contenuti che conosco ha messo in evidenza solamente alcune cose tralasciandone altre, allora è possibile che faccia la stessa cosa anche su altri servizi. Simpatica la parte in cui viene gettata una palata di fango addosso a mediaset(non che ce ne sia bisogno visto che è già è una discarica di rifiuti tossici) accusata di trasmettere i video di youtube senza chiedere il permesso agli utenti… Come se la rai non lo facesse, chissà se report ha richiesto il permesso di pubblicare il video di dove. 🙂

La televisione e internet

In italia i media televisivi non vanno d’accordo con la grande rete, infatti la televisione è ormai un mezzo obsoleto e tuttavia sfrutta la rete e i socialnetworks perchè alla fine non è che si comporti in maniera molto diversa, anche l’auditel controlla i telespettatori. Nonostante questo ci sono ancora milioni di persone che si abbuffano di programmi televisivi assorbendo le notizie passivamente, senza dibattito e interazione. Il dibattito lo si fa interagendo e la tv è un media che non permette interazione. Molti utenti su twitter si divertono a commentare le trasmissioni in tempo reale, ma questo magari a report non lo sanno neanche. Vi ricordo che in italia sono stati spesi milioni di euro per il digitale terrestre e sono stati tagliati i fondi per eliminare il digital divide. Report stessa non è coerente perchè usa la fanbox di facebook (quindi anche la trasmissione stessa è partecipe di quello che fa facebook), la sua pagina conta ben 300.000 mila utenti e grazie a quest’ultimo servizio saranno anche aumentati visto che ne parlano tutti.

La risposta della Gabanelli

Ho letto sul magazine oneweb20 la replica della giornalista che si giustifica che è stato usato un linguaggio molto semplice solamente per rendere comprensibili i contenuti altrimenti troppo complicati per il telespettatore medio e dichiara che non è mai stato detto di non usare facebook. Certo non lo hanno detto ma se affermano che questi si fanno soldi con i nostri dati, gente che prende virus cliccando su mi piace… non è che facciano venir voglia di iscriversi, ma di cancellarsi! 🙂 Per il resto apprezzo che abbiano reso disponibile la puntata intera in streaming e il pdf con tutti i dettagli, veramente un ottimo lavoro e anche i temi trattati ripeto erano buoni.

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